Emozioni di forme e colori



a cura di Anita Valentini

Sarà aperta al pubblico da martedì 5 al 26 maggio 2015, presso Palazzo Medici Riccardi, Firenze Via Cavour 3, due personali d’arte contem­poranea: una di scultura di Mario Artioli Tavani e l’altra di pittura ed incisioni di Gianfranco Zazzeroni entrambe a cura del critico d’arte Anita Valentini.


 Il vernissage si svolgerà alla presenza del Presidente dell’Associazione Toscana Cultura, del curatore e degli artisti, sabato 9 maggio 2015 alle ore 16,00. La mostra, comprendente una cinquantina di opere, è organizzata dall’Associazione Toscana Cultura e patrocinata dalla Città Metropolitana di Firenze, dal Comune di Firenze, dalla Regione Abruzzo, e dai Comuni di Vaiano, Cantagallo, Pescara e Montesilvano, ed è inse­rita all’interno del percorso museale di Palazzo Medici-Riccardi.
La curatrice Anita Valentini scrive: “Il fare di Mario Artioli Tavani artista e performer, che ha scelto a sua materia d’elezione il ferro, è sempre e comunque quello dello scultore, di creatore di oggetti tridimensionali che vivono sotto gli effetti mutevoli della luce e in stretta correlazione con lo spazio circostante. Quest’ultima è, invero, la sua caratteristica fondamentale: elabora elementi scultorei immersi nel paesaggio e negli ambienti come architetture ed oggetti dialoganti...
Proprio dall’architettura egli trae ispirazione per le sue aniconiche e/o al contrario iperrealistiche sculture, non scevre di una componente irrazio­nale, rintracciabile in certa scultura-architettura organica nel paesaggio, di un esprimersi attraverso una “natura da ferma” debitrice del Cubismo e di una visione della realtà fra la Metafisica e il Surrealismo...
Uomo di profonda fede nell’origine trascendente dell’universo, ha manifestato sempre una radicata nostalgia per lo spazio infinito ed il Cosmo, per l’origine della vita e l’eterno susseguirsi dei tempi che scandiscono il divenire del creato, identificando l’essenza dell’essere nel divenire greco.
Da qui la sua Arte Sacra e le sue Installazioni, posti in essere fin dagli anni Novanta del XX secolo e continuati nei decenni seguenti, come sculture in relazione con la Società, la Scienza, la Natura e la Filosofia e con il processo di continuità nel quale sta il senso unico, santo, della vita”.
Della mostra di Gianfranco Zazzeroni, la curatrice Anita Valentini scrive che si tratta di “dipinti e carte che parlano di una dimensione estetica, basata, come per le più potenti avanguardie storiche, sul colore e sull’energia dinamica dei segni.
Colore innanzitutto, espressione di un mondo interiore, quello di Gianfranco Zazzeroni, legato a sensazioni e sentimenti personali, ad un diario intimo di riflessione sul proprio io. In tutte le opere del pittore si incontrano colori forti, vivaci, le tinte della gioia di vivere, della speranza, della positività, riprese e rivisitate più e più volte, a descrivere un percorso costituito da diverse tappe, in cui, dopo una sosta meditativa, egli riparte verso nuove mete. Ed anche per contrasto - così è la vita ! - i colori cupi, freddi, il non colore nero perché, comunque sia, il male incombe sempre su di noi e in noi, che dobbiamo contrastarlo una volta riconosciuto.
La ricerca ci porta attraverso pulsioni turbinanti, accelerazioni che poi rallentano, si ricompongono in un progressivo ordine ed, infine, assumono nuovamente densità e spessore, come flussi affettivi, allusivi di proiezioni interiori. La spazialità, se considerata nel senso rinascimentale del termine, è azzerata, poiché è intesa dall’artista come elemento di fuoriuscita, di coinvolgimento, di partecipazione verso l’esterno. Le pennellate organiche sono pu􀀀
Ecco che compaiono forme sferiche, simboli interiori, trascrizioni di idee, motivi e linee guida che vengono esaltati attraverso il moto. Si può affermare che la pittura di Zazzeroni è “mentale”, dominata cioè dal motivo strutturale del simbolo-idea, sul quale si distinguono forme organiche appartenenti al mondo vegetale, elementi ispiratori di tante immagini. Nei dipinti e nelle carte vi è quasi una volontà di dominare la natura, poiché spesso troviamo effettive efflorescenze di materiali, quali olii, tecniche miste, acrilici e l’utilizzo della puntasecca stampata à la poupée, dell’ac­quaforte-acquatinta, della matita, aggiunti ad un intreccio di forme.
La consistenza della materia pittorica si mescola all’energia segnica, al tracciato violento ed esuberante che si addolcisce grazie ad una attenta ri­cerca delle cromie. Tutto è minuziosamente calcolato, disposto ritmicamente per ottenere un’armonia globale, un ordine intrinseco, sintomatico di una personalità adamantina che riesce a dare una logica all’esplosione di percezioni e di sentimenti interiori. Si esprime così un dualismo di scelte, da un lato il controllo razionale della tecnica, dall’altro la spontaneità dei messaggi, energici, vitali, emozionali. In bilico fra Vasilij Kandinskij e Jackson Pollock suoi numi tutelari.
Ma Zazzeroni non vuole imitare i grandi del passato né tantomeno “andare alla guerra”. Anche se spara certe pennellate di colore che sembrano sciabolate. Non chiedetevi però il “messaggio” dei suoi fendenti - è poi obbligatorio averne uno? - che se c’è ... è sussurrato; a null’altro essi si apparentano se non con l’intima dirittura d’animo, aliena da spigoli, angoli o curve. Anche nei formati piccoli.
Nessun recondito significato, dunque, ma è certo che da essi ci si sente pungolati ed aizzati: in buona sostanza eccitano ed esaltano e spingono in cerca di pronto sostegno nel colore, sempre vivo, per grazia ricevuta, vivido onnipresente e dominante.
Per fortuna il colore è calmieratore assoluto, nella sua protagonista sicurezza, d’ogni rovello. I dipinti dell’artista prediligono - nella già accennata virtuosità esaltante del colore - i clamori di vulcaniche esplosioni, di maremoti tropicali e poi i silenzi fatti di veglie, di meditazioni e di spirituale concentrazione. Come in ascolto di una musica. Come in ascolto della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvořák.
L’avventura dentro il colore è connaturata ed antica, perché Zazzeroni dipinge praticamente dall’infanzia, battendo i ritmi della pittura vecchia amica dell’uomo sin dai suoi primordi, e in questo suo personale itinerario, silenzioso ed urlante insieme, essa si pone alla particolare attenzione per un suo straordinario dire e non dire che incanta e affascina. Noi non sappiamo cosa significhino esattamente queste linee e queste sapienti macchie di colore, né lo vogliamo sapere. Accontentiamoci di quest’armonia di purissimi toni governati entro linee vigorose che accendono il gusto e la fantasia. E ci accostano, questo sì che è fare pittura, al grande incantato sogno dell’arte.
Il percorso è articolato a testimoniare una sperimentazione in atto, compiuta sui mezzi espressivi e sui motivi, senza tralasciare i materiali; infatti, com­paiono lavori con olii, acrilici e acquerelli, sovrapposizioni di materiali, affermazioni del proprio io in comunicazione tramite il coraggio nell’operare determinate scelte, sia attraverso un medium importante quale il colore accompagnato da elementi inconsueti, sia attraverso forme che si propongono alternativamente nell’aspetto più segnico o più geometrico. Nulla comunque è lasciato al caso, al contrario, è calcolato e minuziosamente controllato, sintomo di una personalità artistica forte e definita, estremamente positiva nel suo ricercare.
La sua pittura possiede una tensione “geologica”, ristruttura in un ordine interno e primordiale l’inquietudine dell’anima, che, angosciata da anni di silenzio, esplode e carica gli strati di pittura di un’alta tensione elettrica tale da trasportare dalla terra al cielo lampi luminosissimi che niente hanno dell’improvvisazione casuale. Questa luce intensa che ci abbacina si nutre dei colori dello spettro e si rapprende in sinfonie ultrasoniche di difficile percezione.
Il rettangolo e il quadrato di una tela divengono così lenti di ingrandimento puntate su una zona di osservazione di queste zone sotterranee della sua e della nostra anima. Egli non cede alla distrazione, non gli sfugge una pennellata, una spatolatura; prende il colore, lo “lega”, lo predispone a ricevere corrente, a trasformarla, a trasmetterla. Le sue opere avvengono in pochi attimi, ma si realizzano in molti giorni, sono un lampo di luce, un fotogramma veloce e ingrandito di un universo che qui lascia un campione della sua disposizione ritmica; sono un lancio verso un’energia inclemente che non concede debolezze, né sosta.
Gianfranco Zazzeroni è un uomo di fede, nel mondo e nel trascendente, dalla voce robusta nel colore e delicata nei messaggi, capace di esprimere con lo spettro dei colori e con la forza del segno tutta la gamma dei sentimenti... suoi, nostri... di tutti”.
Esposizione dal 5 al 26 maggio 2015
Inaugurazione sabato 9 maggio ore 17,30
Sala Fabiani, Palazzo Medici Riccardi
Via Cavour 3, Firenze
Orari: tutti i giorni dalla 9.00 alle 19.00. Chiuso il mercoledì.

ingresso libero

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